Laura Coppa

BLOG DI UN CURATORE EMOTIVO

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Attinia: "troviamo il tempo per accorgerci che il tempo passa"

22.12.2012 12:24

 


"twentytwoDecember2012" - Attinia solo show - a cura di Franko B - alla Quattrocentometriquadri gallery di Ancona

Spirito di conservazione (particolare): opera di Attinia, scultrice di San Benedetto del TrontoInstallazioni, oggetti, sculture e cose. I lavori di Attinia sono scenari che appaiono silenziosi "blocchi scultorei" saturi di senso. Un'implosione di concetti che, colti all'interno degli oggetti simbolici che li racchiude, si svelano urlando, dentro quel mondo a parte che li confina dal restante spazio di una semplice sede espositiva. 

Solo uno sguardo disconnesso dalla ragione e l'assenza di una semplice domanda può disorientare perché, accendendo l'interruttore input, il senso è quanto mai evidente. Così vale per uno degli ultimi lavori quali "Spirito di conservazione" dove 193 barattoli da confettura vuoti, ordinati - ma separati - da una rete metallica per lavorazione edile, rappresentano gli Stati riconosciuti dall'ONU all'Ottobre 2011. Sono barattoli/stati ben confezionati, ma che, sotto i colori di una bandiera che fa da scudo, nascondono fragilità e nessun contenuto. Un insieme strutturato di colori ai cui singoli elementi la rete impedisce il reale contatto. 

Ancora più diretto è il concetto dell'ultima "impresa" di Attinia. Un'installazione il cui titolo ne dichiara già il senso: "twentytwoDecember2012". Il fatidico giorno dopo. 356 formelle in cemento di 21x14 cm ciascuna, una per ogni giorno dal primo gennaio al 21 dicembre 2012. La previsione Maya che tanto ha fatto discutere e pensare, il terrore generato dal preavviso, seppur incerto, del giorno in cui verrà quell'ineluttabile fine. Attinia lavora proprio su questo: sul valore del tempo a nostra disposizione, quello perso e quello che verrà e che solo la paura di non averne più permette di rivalutare. 

Ovviamente la prima domanda non può che essere questa: come mai la scelta dello pseudonimo "Attinia"?
Ahimè, partiamo bene come prima domanda! 
Io che amo rimanere nascosta e in sordina…
twentytwoDecember2012: opera di Attinia, scultrice di San Benedetto del TrontoIn realtà la domanda implicherebbe una risposta troppo intima e personale. Posso comunque dire che l'origine riguarda un tempo lontano e un grande sentimento per una persona cara. Successivamente divenne il mio primo indirizzo di posta elettronica poi, un po' per gioco e un po' per la mia particolare necessità di mantenere una sorta di anonimato, è stato assunto come pseudonimo. 
Tuttavia, volendo, gli si può attribuire un altro senso: l'Attinia, o più comunemente anemone di mare (tralasciando l'aspetto simbiotico che caratterizza la sua esistenza), è un organismo dalle numerose varietà di forma e colore che riconduce all'eterogeneità della natura umana per cui nutro profondo interesse. L'Attinia però, prima ancora di essere portatrice di senso, è semplicemente un organismo marino… e io mi sento un po' figlia del mare! 
Le mie origini e la mia memoria mi riportano costantemente ad avere bisogno della dimensione acquatica: il mare è movimento continuo e costante rigenerazione. L'effetto onda non lo rende mai uguale a se stesso, muta d'aspetto, è vasto e aperto, sconfinato, ma fornisce l'idea di orizzonte più di ogni altra dimensione naturale. Il suo odore e il suo rumore sono l'unica casa che mi rimette in pace con me stessa.

Scultura, installazioni e vere e proprie scenografie: qual è il tuo rapporto con la materia e con gli oggetti?
Qui il discorso rischia di farsi lungo! Allora, vediamo…
In primis, vengo da una formazione specifica: maturità artistica e diploma accademico con indirizzo in scenografia: svelato l'arcano! 
Successivamente, a distanza di… ho perso il conto! Tanti, tanti anni, conseguo il secondo diploma accademico ad indirizzo scultura (lo dovevo a me stessa!) e tesi di laurea con il grande Franko B. E' grazie a lui che ho trovato il coraggio di fare quello che faccio, artisticamente parlando, senza pormi quei tanti problemi che precedentemente avevano eclissato la mia sfera creativa in una specie di lungo letargo.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, ti rispondo con una "non risposta". È semplicemente un concetto con il quale solitamente mi presento: "Nell'operare dell'artista penso che nulla debba essere dichiarato veramente fino in fondo, tutto rimane e deve rimanere in uno stato di allusione, tutto può cominciare e ricominciare, tutto può essere tutto e il contrario di tutto e muta sempre di significato a seconda di come si guarda, a seconda di chi guarda, a seconda di quale stato d'animo ha in quel preciso momento chi guarda". 

Per i tuoi progetti parti da un'idea e poi vai alla ricerca dell'oggetto che più vi si adatta, o è un oggetto a suggerirti una nuova idea?
Per quanto riguarda l'arte non ho vincoli in genere e non voglio pormene! È così, come viene! A volte è l'idea, altre è un oggetto, ma può essere qualsiasi altra cosa: un'immagine, un dolore mio o altrui, un sogno notturno, un contesto… perché darsi dei limiti? Perché confinare le possibilità? Perché doversi dare degli schemi? La mia vita è già piena di schemi! Nell'arte cerco di scegliere liberamente, anzi! A volte credo di essere scelta io dalle cose. Non ricerco uno stile, quindi tutto può andar bene e in qualsiasi ordine. A pensarci bene, il mio stile è proprio la mancanza di uno stile! Infatti, la spinta ideativa mi porta a spaziare tra diverse soluzioni artistiche che mi conducono verso risultati sempre diversi. 
Solitamente, a chi mi chiede cosa faccio, rispondo che faccio cose, cose che rispondono alla mia ricerca, cose che si lasciano trasformare, plasmare, cose che si lasciano caricare di altro significato, di altro senso. 
A volte è una sensazione, altre un semplice oggetto, spesso un pensiero o addirittura una singola parola. 
Provo ad orientarmi fra organico e disorganico, naturale e artificiale, peso e leggerezza, materiale e immateriale, ordine e disordine, movimento e stasi, fra tutti gli elementi opposti, fra quei contrasti e quelle contraddizioni che compongono "l'umana o disumana realtà": luce-buio, bianco-nero, vuoto-pieno, materia-spirito, trasparente-opaco e così via. Mah! Non saprei… forse il mio pensiero si muove su questi contrasti o ancora di più sul concetto stesso di contrasto, di opposto, di antitetico…

Affronti spesso argomenti che hanno a che fare con il sociale e con l'attualità: c'è un motivo particolare?
9_10: opera di Attinia, scultrice di San Benedetto del TrontoCome si fa oggi a rimanere avulsi da ciò che ci circonda? Non è più tempo di concentrarsi sulla pura forma, sul mero esercizio di stile, o su tutti quei paradigmi che l'arte ha prodotto e in parte continua a produrre. Oggi, più che mai, dobbiamo produrre domande, dobbiamo sollevare dubbi! 
Se consideriamo il dubbio l'unica certezza, in mancanza di una verità assoluta, dobbiamo anche considerare che il dubbio è anche ciò che ci porta a pensare e a cercare risposte, quindi, qualsiasi mezzo può essere valido per questo scopo, ovvero: fare in modo che l'individuo continui a formulare domande. L'uomo ha bisogno di tornare a chiedersi il senso delle cose! È solo ponendosi domande che si impara a non delegare gli altri di scegliere per noi… 

C'è al momento un'opera a cui sei particolarmente legata?
Sono due quelle per me più significative. E credo che lo rimarranno a lungo: Homo Faber e 9/10. Entrambe rappresentano una svolta nella mia ricerca. 
Homo Faber è stata la prima ad avere una palese apertura verso le tematiche del sociale. È nata di getto, veloce come una folgorazione, tanto da sorprendermi e sconcertarmi! Subito dopo ho dovuto realizzarne un secondo esemplare su richiesta del mio grande maestro che, con mio immenso piacere, l'ha voluta per sé! Ricordo ancora l'emozione provata… è stata la "promozione" più importante che potesse mai concedermi!
9/10 è un'opera di poco precedente. È più intima, dato si tratta di un lavoro fatto su me stessa e sulle mie paure. In senso più esteso invece, rimanda al concetto di horror vacui e horror pleni. È comunque quella che funge da spartiacque con tutto il precedente lavoro.

Parlami un po' di "twentytwoDecember2012", il lavoro, che si compone di una installazione a terra con annesso video, che verrà inaugurato il 22 dicembre alla "Quattrocentometriquadri gallery" di Ancona…
Homo Faber: opera di Attinia, scultrice di San Benedetto del TrontoL'operazione artistica, pensata site specific per la Quattrocentometriquadri gallery, si articola in due ambienti attigui. Il concept riflette sulla tematica del tempo e prevede la scansione temporale e quotidiana di questo fatidico 2012 fino al venerdì 21 dicembre compreso. Poiché il 2012 è un anno bisestile, sono 356 giorni fermati e fissati, trascritti in progressione dal 01.01.2012 nell'istallazione a terra su altrettante formelle in cemento, mentre, nell'installazione a parete è annessa una proiezione video su carta. Ovviamente la previsione Maya è semplicemente un pretesto, ma la "paura" scaturita e l'interesse conseguente verso questo 21.12.2012 dovrebbero facilitare una riflessione sul tempo che fluisce e non aspetta e su come ci impediamo di ascoltarlo. Ecco, si potrebbe dire "vorrei avere il tempo di accorgermi che il tempo passa". Questa frase, a me cara, forse rende più chiaro quel "sentire" che spesso intimamente proviamo.
In questo lavoro, da un lato si evidenzia il disprezzo che mostriamo verso quel tempo che non riusciamo a "vivere" pur "vivendolo", infatti, sull'installazione a terra ci si può camminare sopra, calpestare il "pattern calendario" composto dalle 356 formelle, calpestare appunto il tempo. Dall'altro si tenta perversamente di fermarlo scandendolo in un vortice maniacale nel quale sono solo numeri muti e vuoti a parlare in una forma convenzionale affatto rassicurante. 
Alle formelle in cemento si è deciso di dare un prezzo e il "valore" è maggiore quanto più il giorno – e quindi il tempo che lo compone – è lontano, infatti, la più costosa è quella con sopra incisa la data del 01.01.2012.
Franco B l'ha definita "un'opera che potrebbe, a prima vista, sembrare "perversa", ma se invece di guardare solamente ci fermassimo ad ascoltare la sua "voce", potremmo essere trasportati oltre, al di là di una prima semplice risposta o di una veloce presunzione conoscitiva".

Attinia è uno pseudonimo che cela un'identità, ma non il valore dell'artista che così si firma. Un segreto lo sveliamo però: Attinia è un organismo marino e il mare in questione è nel Piceno…

 

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